Comitato Scientifico

Tra teoria e pratica: i portainnesti M

Il professor Attilio Scienza, presidente del Comitato Scientifico di Rive 2017, ci racconta un esempio di collaborazione virtuosa tra mondo universitario e produttivo. Un incontro che ha portato alla distribuzione dei portinnesti serie M, resistenti alla siccità e al calcare.  Di Attilio Scienza// PRIMA PARTE

Theorie und Praxis

Teoria e pratica era il motto del Goethe naturalista: secondo il poeta tedesco l’obiettivo di ogni pedagogo e scienziato dovrebbe essere quello di coniugare la speculazione scientifica con l’applicazione concreta dei risultati della ricerca. Spesso, però, il mondo universitario e quello produttivo rimangono a distanza e si accusano reciprocamente di non riuscire a far collimare competenze scientifiche ed esigenze pratiche.

La storia che vi racconto oggi dimostra come sia invece possibile creare una collaborazione molto efficace tra il prodotto dell’innovazione e la sua pratica applicazione.

Anni’80: l’ateneo milanese avvia la ricerca per la produzione di portinnesti resistenti

Alla fine degli anni’80 l’Università di Milano ha avviato un progetto di miglioramento genetico della vite mirato a produrre nuovi portinnesti in grado di tollerare la siccità e di resistere ad elevati tenori di calcare nel terreno.

L’idea non era nuova: fin dall’arrivo della fillossera in Europa erano stati creati portinnesti con caratteristiche simili, che avevano consentito di ricostruire quella che sarebbe stata chiamata la viticoltura moderna e che comprendeva innovative tecniche colturali per una efficace lotta antiparassitaria (allevamento a spalliera), potatura, concimazione minerale, presenza esclusiva della vite nel vigneto senza colture consociate.

Dalla fine dell’800, invece, nessun nuovo portainnesto è stato creato, nonostante  la coltivazione della vite abbia subito notevoli cambiamenti: la diffusione in ambienti climaticamente molto diversi rispetto a quelli europei, le nuove esigenze di qualità da parte del consumatore e gli effetti del cambiamento climatico, che pongono forti limitazioni allo sviluppo della pianta in assenza di irrigazione.

Il difficile percorso dal laboratorio all’iscrizione nel Registro Nazionale

Il cammino per giungere alla valutazione delle caratteristiche agronomiche che avrebbero giustificato l’inserimento dei nuovi portinnesti nel Registro nazionale delle varietà è stato molto lungo.  Un’importante accelerazione è stata impressa negli ultimi tre anni grazie al finanziamento di un consorzio di Fondazioni bancarie, il Progetto Ager Serres, che ha coinvolto i ricercatori delle Università di Milano, Padova, Torino e Piacenza, il CRA Vite di Conegliano e la FEM di San Michele all’Adige.

Dai risultati delle ricerche sono scaturiti dei dati importanti sulle performance dei portinnesti in numerosi ambienti produttivi italiani, che hanno permesso di metterne in luce la superiorità nei confronti dei portinnesti commerciali. Il progetto ha inoltre evidenziato alcuni marcatori molecolari che consentiranno di accelerare in futuro la valutazione di nuovi semenzali da incrocio, attualmente in osservazione.//Continua